Storia

Nel raccontare la nascita del Tour del Monte Bianco è d’obbligo citarlo nella sua variante francese, dato che proprio ai francesi si devono le prime descrizioni del trekking. Il pioniere, se così lo si può chiamare, dal momento che non ha fatto altro che percorrere in sequenza sentieri utilizzati da secoli dalla gente locale (alcune mulattiere hanno addirittura origine romana), è Horace-Bénédict de Saussurre, che tra il 1767 e il 1778 percorre a scopi “turistici” il periplo della montagna tre volte. Il nome di De Saussurre, scienziato di Ginevra, è però legatoa quello  del Monte Bianco in maniera decisamente più incisiva per avere offerto in occasione di una sua visita alla valle di Chamonix nel 1760 una ricompensa a chi ne avesse raggiunto per primo la vetta. Il primato spettò a Michel-Gabriel Paccard e a Jacques Balmat che l’8 agosto 1786, alle 18.23, salirono fino alla cima. Lo stesso De Saussurre ripete l’impresa l’anno successivo, accompagnato da un folto gruppo di guide e portatori.

A dare popolarità al tour, almeno fra i viaggiatori francesi, è però il disegnatore svizzero Rodolphe Töpffer che nel 1853 pubblica Nouveaux voyages en zig-zag che conteniene la descrizione del trekking percorso undici anni prima, in nove giorni, insieme a un gruppo di studenti e nel quale elogia la valenza pedagogica e ricreativa di tale attività.

Nel 1863 a Londra, scritta dall’alpinista inglese John Ball, presidente dell’Alpine Club, viene pubblicata la prima guida del massiccio del Monte Bianco, con la descrizione delle vie normali di salita alla vetta e di Chamonix e Courmayeur. Ai “viaggiatori meno avventurosi” vengono suggeriti, in alternativa ai percorsi alpinistici, alcuni itinerari intorno alla catena, fra cui quello nella parte nord orientale, con passaggio da Champex, che, scrive Ball, “prende il nome di Tour du Mont Blanc”. Pur descrivendo la maggior parte di tali itinerari come non particolarmente interessante, alcuni panorami vengono riconosciuti come degni di nota, in particolar modo per il fatto di essere alla portata di tutti, dato che “l’itinerario è praticabile dai muli e in parte addirittura dai carri” e che “è seguito spesso anche dalle signore”.

Negli anni a seguire gli appassionati di alpinismo e di escursionismo giungono sempre più numerosi ai piedi del Monte Bianco, e a loro, agli inizi del ‘900, si aggiungono anche i primi sciatori. Gli anni del fascismo, per i problemi sorti nell’attraversare le frontiere, vedono diminuire gli escursionisti lungo il Tour du Mont Blanc, che durante la guerra vede alcuni suoi valichi quali teatro degli attacchi fra i paesi rivali. La sospirata fine della guerra vede crescere, a livelli mai visti prima, il numero di escursionisti.

Nel 1947 il Comité National des Sentiers de Grande Randonnèe individua e descrive i grandi itinerari escursionistici che attraversano la Francia e che talora si spingono oltre i confini nazionali. La prima guida dedicata al Tour du Mont Blanc viene pubblicata nel 1955 e descrive il percorso individuato da Marc Seyssel, in collaborazione con René Pugin e da Sigismond Dutoit, nonché da vari soci della sezione di Chambéry del Touring Club Français. L’itinerario, nella sua prima valutazione, trascura però il versante italiano, dove per percorrere la Val Veny e la Val Ferret vengono proposte, anziché i sentieri in quota, le strade di fondo valle. La situazione si corregge autonomamente negli anni ’70 quando i sempre più numerosi escursionisti imparano ad apprezzare i sentieri-balcone del versante italiano, che nulla hanno da invidiare a quelli del versante francese. Negli anni ’80 la costruzione di nuovi rifugi, fra cui il Bertone e il Bonatti, contribuisce a definire quello che, a grandi linee, è ancora oggi il Tour del Monte Bianco. Le numerose guide pubblicate da allora, con la descrizione delle molte varianti, compongono l’itinerario ufficiale, che però ancora ai nostri giorni viene talvolta modificato per accogliere nuove esigenze e indicazioni. A partire dal 2007, ad esempio, il sentiero che univa il rifugio Bertone al rifugio Bonatti, attraverso il Col Sapin, viene sostituito dal più agevole sentiero a mezza costa che, con il suo minimo dislivello, è entrato a far parte del Tour del Monte Bianco.

Negli ultimi anni, con il continuo crescere del numero degli escursionisti, anche se a detta di molti quelli che intraprendono il TMB sono in calo rispetto agli anni scorsi, viene costituito, da Italia Francia e Svizzera, il comitato transfrontaliero Espace Mont Blanc che si occupa di tutela e di sviluppo sostenibile dei territori del Monte Bianco.

(notizie tratte da Il Giro del Monte Bianco di Stefano Ardito)